
31 Mag Cina – UE, quanto vale la bilancia commerciale? Parte I
Negli ultimi due anni, mentre il commercio internazionale ha dovuto affrontare continue sfide che hanno portato ad una importante riduzione del volume delle merci scambiate, il valore degli scambi tra UE e Cina è risultato in controtendenza.
Può essere interessante, in tale quadro, cercare di analizzare i recenti sviluppi della bilancia commerciale Cina-UE.
I numeri del 2021

Dai dati pubblicati da Eurostat emerge che la Cina è stata nel 2021 il primo partner in termini di import dell’UE, superando gli Stati Uniti, e la terza destinazione di esportazione dopo gli Stati Uniti e la Gran Bretagna.
L’export dei 27 paesi europei verso la Cina è aumentato del 22,1%, passando dai 182,9 miliardi di euro del 2020 ai 223,3 del 2021, mentre l’import è salito di oltre il 30%, passando da 351,3 miliardi a 472,3. Conseguentemente, il deficit commerciale dell’UE è salito dai 168,4 miliardi di euro del 2020 ai 248,9 miliardi del 2021, con un incremento in termini percentuali pari al 47,8%.
L’UE ha importato dalla Cina principalmente apparecchiature del settore tech e ricambi per il settore automotive, mentre ha esportato in gran parte automobili, manufatti di vari materiali e prodotti chimici.
I driver della crescita
Tenendo conto del difficile contesto in cui essi sono stati ottenuti, si tratta indubbiamente di risultati interessanti. Tale spinta appare causata da tre importanti fattori, quali:
- Forte competitività dei prodotti cinesi e parallela ripresa del suo apparato industriale;
- Ripresa mondiale (il Pil globale è cresciuto nel 2021 del 5,5%);
- Liquidità immessa dalle banche centrali nel mercato.
È quindi chiaro che il legame commerciale tra le due potenze economiche sta diventando sempre più importante, per cui ora sarà fondamentale per l’UE equilibrare interessi economici e diplomazia.
Capire il presente guardando il futuro
Nonostante i forti legami commerciali, le discussioni sulla diversificazione delle catene di approvvigionamento dalla Cina per aumentare l’autosufficienza stanno prendendo piede in Europa. L’UE cercherà nel breve quanto nel lungo periodo di ridurre la sua dipendenza, anche se questi legami commerciali saranno difficili da rompere indipendentemente dai tentativi dei politici dell’UE di diversificare i legami commerciali e di investimento del blocco.
La Cina rimane un polo manifatturiero competitivo in termini di costi, manodopera, reti logistiche e zone industriali, fattori che altri mercati rivali hanno fatto fatica a replicare su scala simile.
Conseguentemente la domanda principale da porsi è: fino a che punto l’UE potrà ridurre la dipendenza?