
19 Set Cosa cercano i buyer cinesi del vino? L’esperienza di Summergate
Cosa cercano gli importatori cinesi di vino? In questo momento, dopo più di due anni di chiusura, è particolarmente difficile avere il polso della situazione del mercato cinese, che senza potersi recare in loco appare sempre più sfuggente ed incerto.
Per questo ci siamo fatti raccontare cosa succede nel mercato da chi ci è stato immerso fino a poco fa, per ben 11 anni.

Alberto Zanette ha da pochissimo lasciato i grattacieli e le ambientazioni futuristiche nel sud della Cina per tornare temporaneamente tra le colline del Prosecco, patrimonio UNESCO.
Dopo esperienze di vita internazionale nell’ambito del Food & Beverage in Inghilterra, Spagna ed Australia, il destino lo ha portato in Cina in pianta stabile dal 2011, dove grazie alla sua naturale passione per il vino e’ riuscito a collaborare con importatori specializzati nel settore ricoprendo posizioni come Responsabile Commerciale. Uno tra i quali è Summergate Fine Wine & Spirits, un importatore leader di vini e liquori presente in Cina dal 1999 che nel 2015 ha visto la sua completa acquisizione dal colosso Australiano Woolworths Group.

“La Cina l’ho sempre vista come un paese molto simile all’Italia, per tanti aspetti, e loro lo sanno!” Questo filo che lega le due antiche civiltà agli estremi della Via della Seta è uno dei segreti del successo dei prodotti dello stivale. Successo che, nonostante le diverse difficoltà, continua ad arrivare, soprattutto per le aziende che sanno investire sulla loro identità e credono nelle capacità degli importatori e consulenti presenti nel territorio Cinese.
Sebbene le città di seconda fascia continuino a cavalcare l’onda ed avere un notevole aumento di consumatori di vino, le città di prima fascia – che possono essere una Shanghai, Pechino, Guangzhou, Shenzhen eccetera – fanno notare come il brand italiano venga sempre più riconosciuto non solo per qualità ma anche per molti aspetti legati all’area di provenienza.
Un punto fermo sul quale Alberto ribadisce il successo di molti marchi è quello di entrare nel merito della cultura locale che si diversifica da regione a regione. Prima di muoversi è necessario per i produttori capire quanto è importante la cultura cinese e come sia così unica, radicata e sicuramente differente dal resto dell’Asia.

Inoltre, viene sottolineato come la segmentazione dei prezzi ha ancora un’incidenza notevole per i risultati. In Europa c’è ancora una tendenza a promuovere i vini di media-alta fascia che non sempre riescono a soddisfare le richieste degli importatori e distributori ma che tuttavia riescono a dare un sostegno al trend di mercato per le nuove generazioni che grazie a corsi formativi stanno imparando a bere meglio e spendere di più.
Mentre nel cosiddetto New World (Cile, Sudafrica, America,etc) si riesce a dare una più ampia diversificazione alle scelte finali del consumatore intercettando di più le tendenze del futuro e lanciando campagne promozionali sui canali online.
È bene ricordare inoltre come la cultura del vino “Made in China” sta riscontrando un notevole successo e diversi gruppi (Francesi per esempio) hanno già investito notevoli somme di capitali per finanziare la loro produzione in loco. Questo fattore oltre ad apportare un’integrazione con le tendenze locali riesce a creare delle opportunità di sviluppo del proprio business.

In un mercato profondamente concorrenziale la costruzione di un brand tramite campagne “martellanti”, la diversificazione degli investimenti e le sinergie tra produttori ed enti specializzati particolarmente per quanto riguarda il marketing e la formazione del prodotto italiano all’estero è il quadro tracciato da Alberto riguardo lo standing del Made in Italy vinicolo in Cina.